Esperienza estiva al Sermig (Torino)

Esperienza estiva al Sermig (Torino)

Esperienza estiva al Sermig (Torino) 

Dal 18 luglio al 14 agosto ho fatto l’esperienza estiva presso il Sermig di Torino, in una struttura che era adibita ad arsenale militare, ed è diventato l’«Arsenale della pace». Durante questa esperienza mi sono dedicato completamente alla carità, specialmente verso il prossimo meno fortunato. In tanti e vari compiti, tra cui lo smistamento di abiti, la distribuzione degli alimenti, la preparazione delle scatole con alimenti da mandare per l’emergenza guerra in Ucraina, e in tanti altri “laboratori” della carità ho dato il mio contributo.

Ho avuto modo di poter passare del tempo in compagnia della Parola di Dio, che mi ha guidato durante tutta l’esperienza, insieme ad altri giovani seminaristi provenienti da tutta Italia e da giovani scout e ragazzi d’oratorio; con loro ho potuto condividere il pensiero o ciò che ci ha lasciato la Parola durante la giornata. Sono rimasto stupito del fatto che i giovani siano stati capaci di condividere i loro pensieri quasi fossero studiosi di teologia.

Durante questa esperienza, ho potuto toccare con mano la vera povertà che tiene imprigionata tanta gente. L’esperienza è stata formativa sotto tanti punti di vista, ma quello più importante è stata la carità, che al Sermig regna sovrana nei cuori della fraternità e nei giovani che collaborano assiduamente all’«Arsenale».

Nicolas Arba

 

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Il Cammino di Santiago con la FOM

Il Cammino di Santiago con la FOM

Il Cammino di Santiago con la FOM 

«In modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di sa’ Iacopo» (DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, XL).

Il pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Giacomo, proposto e organizzato dalla Fondazione Oratori Milanesi in occasione dell’Anno santo Giacobeo, ci ha visto percorrere i sentieri della Galizia insieme ad altri 42 giovani universitari della Diocesi di Milano. Spirito di adattamento, condivisione, accoglienza e preghiera sono stati alcuni dei principali ingredienti con cui abbiamo affrontato il famoso Cammino di Santiago, percorrendo i 115 km che dividono Sarria dalle reliquie dell’Apostolo.

Le lunghe camminate giornaliere sono state l’occasione per conoscere meglio i giovani ambrosiani: i ragazzi degli oratori di Casorate e di Gaggiano e del Collegio universitario San Paolo si sono mostrati molto accoglienti, alleggerendo – tra una chiacchiera e l’altra – le fatiche dei tratti asfaltati e condividendo con noi curiosità, pezzi delle loro vite e domande del loro cuore; a creare un clima familiare hanno contribuito anche le abbondanti “cene del pellegrino”, accompagnate dall’immancabile Estrella Galicia, al fine di rendere quei giorni «occasione per esprimere la fraternità cristiana, per dare spazio a momenti di convivenza e di amicizia» (CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 286).

Il Cammino non è solo percorrere sentieri e macinare chilometri: è un pellegrinaggio, «cammino verso il santuario», «cammino di conversione», «cammino di preghiera» (ID, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 286-287). Ad aiutare a mantenere il tono spirituale al nostro andare sono stati i momenti di preghiera, comunitaria e personale: ogni giorno, dopo un’ora circa di cammino, ci siamo ritrovati per riflettere con la Parola di Dio (un brano del Vangelo), aiutati dalla figura di un apostolo e di un santo; al momento di catechesi, tenuto dai sacerdoti e dalle religiose che ci accompagnavano, seguiva sempre un momento di cammino solitario in silenzio, un piccolo deserto dove far risuonare e accogliere quel seme che ci era stato donato.

La sera ci ritrovavamo tutti insieme per la preghiera del Vespro (in rito ambrosiano) e per la celebrazione eucaristica: la “Messa del pellegrino” (in lingua spagnola), vissuta insieme ai compagni di strada di tante altre nazionalità, ci ha ricordato che la Chiesa non si esaurisce nei confini della Diocesi di Cagliari o della Conferenza Episcopale Italiana, ma ha un respiro e una ricchezza estremamente più ampi. Inoltre è stato bello vedere che i ragazzi di Casorate si ritrovavano tra loro per pregare le lodi e la compieta.

E così, tappa dopo tappa, passando per i balli in piazza di Portomarìn, il cieco templare di Pàlas del Rei, il famoso polpo di Melìde, la meravigliosa catechesi ad Arca o Pino siamo arrivati a Santiago, dove la nostra συνοδία ambrosiana si è ricongiunta con l’altro gruppo che ha percorso il cammino portoghese. Dopo essere stati accolti nel piazzale della cattedrale da S.E.R. Mons. Mario Delpini (Arcivescovo di Milano), ci siamo recati alla méta del nostro pellegrinaggio, «il barone per cui […] si visita Galizia» (DANTE ALIGHIERI, Paradiso, XXV, 17-18).

“Aiutami Giacomo, mio amico, a portare i pesi della mia vita”: così abbiamo pregato davanti alla tomba di uno degli amici intimi di Cristo, affidando alla sua intercessione le persone che ci hanno ferito e fatto del male. La giornata a Santiago è stato poi scandita dalla Messa del Pellegrino, con l’imponente botafumeiro che dondolava maestoso tra le navate della cattedrale, e dall’incontro con Mons. Delpini e S.E.R. Mons. Julián Barrio Barrio (Arcivescovo di Santiago).

Da questa esperienza estiva ci portiamo a casa un cuore pieno, riempito dai passi fatti insieme ai giovani di Milano, un cuore felice del respiro vitale di una Chiesa mondiale; abbiamo vissuto la bellezza dell’essenziale per un cristiano: camminare insieme alle persone, stando tra loro con disponibilità e accoglienza, in ascolto e preghiera.

 Davide Ambu e Cristiano Pani

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Oratorio estivo al don Bosco di Selargius

Oratorio estivo al don Bosco di Selargius

Oratorio estivo al don Bosco di Selargius 

Nella calda stagione estiva dell’anno 2022, presso la parrocchia di Selargius intitolata a San Giovanni Bosco, ho avuto la gioia di vivere l’esperienza dell’«Estate Ragazzi», cioè l’attività che l’Oratorio organizza e propone ai giovani di età compresa tra le scuole medie e quelle elementari.

L’«Estate Ragazzi» è l’appuntamento che costituisce un punto centrale nella vita dell’oratorio, infatti – forti di una tradizione che va avanti ormai da oltre quindici anni – i bambini e i ragazzi si ritrovano insieme e per quattro settimane trascorrono le giornate condividendo momenti di preghiera, formazione educativa, giochi di squadra, sport, mare, tornei di abilità mentale, attività manuale nei laboratori didattici capaci di potenziarne l’espressione artistica e la creatività.

È molto bello vedere come il Vangelo sia annunciato in modi concreti e inclusivi, senza che nessuna persona venga lasciata da sola: nell’affiatata collaborazione dell’Oratorio San Giovanni Bosco con la relativa parrocchia, ho potuto condividere, nel servizio con gli animatori e coi collaboratori, esperienze sincere di generosità. La loro simpatica compagnia è stata per me l’occasione di conoscere da vicino la comunità cristiana parrocchiale selargina, e in particolare la sua presenza giovanile, che sotto la guida del parroco Don Giacomo Faedda, si caratterizza per una testimonianza di amore e di vicinanza. Sono queste le condizioni dove si può incontrare Gesù e sentirsi amati, perché Gesù — come ci ricorda Papa Francesco — «ci fa notare che Egli sa vedere la nostra bellezza, quella che nessun altro può riconoscere, e ci porta a scoprire che il suo amore non è triste, ma pura gioia che si rinnova quando ci lasciamo amare da Lui» (Christus Vivit, n. 114).

 Matteo Mocci 

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Oratorio S. Pietro Pascasio (Quartucciu)

Oratorio S. Pietro Pascasio (Quartucciu)

Oratorio S. Pietro Pascasio (Quartucciu) 

In questo 2022 la parrocchia di San Pietro Pascasio a Quartucciu rivive l’esperienza dell’oratorio estivo e decide di farlo all’insegna della semplicità e della sinodalità. Esperienza che abbiamo condiviso anche noi, immergendoci da subito nei vari laboratori e attività proposte, che spaziavano dal ballo alla pittura, dalla recitazione allo sport, e una grande varietà di laboratori in cui piccoli e grandi avevano la possibilità di cimentarsi.

Ogni giornata era caratterizzata da una parola chiave che costituiva lo sfondo delle attività per la comunità cristiana, come ad esempio «camminare», «abbracciare», «sostenere», giusto per citarne alcune. Con un momento partecipato da tutta la comunità veniva presentata la parola del giorno e si leggeva un brano del Vangelo che avesse un riferimento ad essa. Dopodiché un compito per tutti: proporre e far proprio un gesto che fosse segno concreto del verbo proposto.

Uno dei simboli di maggior rilievo per l’oratorio è stato ripreso dalla comunità del SERMIG di Torino: il grande murale di ingresso che riporta la frase “la bontà è disarmante”, in onore dell’opera custodita nell’Arsenale della Pace. Un appunto indelebile che vuole ricordare alla comunità l’importanza della solidarietà e della carità tra i popoli e gli uomini.

Tanti sono stati i partecipanti, che, guidati dalle parole chiave e dalle attività, hanno risposto in maniera decisa e positiva all’invito del parroco sulle orme del motto dell’anno pastorale che va concludendosi: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Lc. 5, 31).

A conclusione di ogni serata la Santa Messa, accompagnata dalle voci gioiose dei ragazzi e bambini che continuavano i momenti di fraternità con qualche calcio al pallone. Dopo la Messa, l’appuntamento terminava con un momento comunitario in cui, rimettendo al centro il tema della giornata e il gesto proposto, si cantava insieme il Padre Nostro.

Di particolare interesse e partecipazione è stata l’uscita comunitaria presso l’Episcopio di Piazza Palazzo, in cui l’arcivescovo ha voluto condividere in semplicità un momento conviviale per giovani e adulti, prendendo parte, seppur con un piccolo gesto, alle giornate della parrocchia.

Le settimane di attività hanno dato ritmo e inizio nuovi per la comunità di san Pietro Pascasio, segnati dalla benedizione della targa da parte di Mons. Giuseppe Baturi, riportante una citazione di Ernesto Olivero, fondatore del Servizio Missionario Giovani: “In questo luogo l’amicizia è sacra. Il colore della pelle è un dono di Dio. La diversità è una ricchezza. Giovani e adulti che giocano così la loro vita cambiano lo sport, cambiano il mondo”.

Alessandro Mereu e Tore Caria

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