“Germogli di Speranza” – Giornata Diocesana Ministranti 2025

“Germogli di Speranza” – Giornata Diocesana Ministranti 2025

“Germogli di Speranza” – Giornata Diocesana Ministranti 2025 

Venerdì 25 aprile, negli spazi del Seminario Arcivescovile, circa 120 ministranti della nostra Arcidiocesi, insieme a una quarantina di adulti che li accompagnavano, hanno animato la tradizionale giornata a loro dedicata.

È stata una presenza significativa, se si tiene conto del fatto che a Roma, lo stesso giorno, iniziava la celebrazione del Giubileo degli adolescential quale ha partecipato anche una nutrita delegazione della nostra Diocesie che le vacanze favorite dal “ponte” hanno reso impossibile ad alcuni partecipare. L’evento è stato organizzato, come anche negli anni passati, dai seminaristi e da alcuni membri dell’equipe dell’Ufficio di Pastorale vocazionale, ma hanno collaborato anche animatori da diverse parrocchie: è stata una bella opportunità per condividere la passione e il lavoro pastorale a servizio della nostra amata Chiesa di Cagliari.

La giornata è stata scandita dalla catechesi, tenuta dal nostro Arcivescovo Mons. Baturi, dal gioco e dalla S. Messa. Dopo il pranzo, le premiazioni e i saluti.

Il tema “germogli di speranzaè un richiamo alla realtà dei chierichetti, veri semi di speranza sia con il loro servizio nelle celebrazioni sia con la loro testimonianza cristiana negli ambienti che frequentano. Il Vescovo ha riassunto la sua riflessione, che ha preso spunto dal brano evangelico della parabola del seminatore, sottolineando soprattutto tre verbi: ascoltare, accogliere, perseverare.

I giochi, semplici ma molto efficaci, hanno trasmesso ai piccoli ministranti ulteriori stimoli vocazionali”, circa l’importanza dell’ascolto e della condivisione, la cura nel concentrarsi sulla voce-guida senza farsi distrarre da altre voci, la custodia del tesoro prezioso che abbiamo ricevuto, la prontezza nel rispondere a una “chiamata”, l’attenzione alle necessità degli altri.

La celebrazione della Messa ha coronato la giornata: abbiamo potuto alimentare la speranza attingendola alla sorgente zampillante dell’eucaristia, che non viene mai meno.

Abbiamo concluso la giornata con l’auspicio di poterci incontrare più spesso durante l’anno.

Link al drive con le foto della giornata.

https://drive.google.com/drive/folders/1FiCvV8qAL7XXgw18gubKGz_YORbp_26H?usp=share_link

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Triduo in Seminario: fraternità e riflessione sulla povertà sacerdotale

Triduo in Seminario: fraternità e riflessione sulla povertà sacerdotale

Il Triduo Pasquale per la comunità del Seminario Arcivescovile di Cagliari è stato caratterizzato dalla partecipazione alle celebrazioni presiedute da S.E. Mons. Arcivescovo nella Chiesa Cattedrale, accompagnate da momenti di riflessione e fraternità vissuti in seminario.

Il tema che ha guidato i due giorni di condivisione è stato quello della povertà del prete diocesano.

Le conferenze, che hanno offerto spunti di riflessione, sono state tenute da Suor Francesca Diana, delle Figlie Eucaristiche di Cristo Re, e da Padre Stefano Casula, guardiano della Fraternità cappuccina di Is Molas – Pula.

Un momento significativo e bello per condividere i giorni più importanti dell’anno anche con coloro che abitualmente vivono itinerari formativi a Roma.

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HABEMUS PAPAM

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È morto papa Francesco

È morto papa Francesco

È giunta improvvisa la dolorosa notizia della morte del Santo Padre Francesco. Sua Eminenza, il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha dato l’annuncio alle ore 9:47. La vita del pontefice che “[c]i ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati.”, si è spenta alle ore 7:35 di questa mattina.

Nelle ore immediatamente successive, sono giunti i messaggi di cordoglio e di dolore da parte delle autorità di tutto il mondo e della Chiesa.

Anche il nostro Arcivescovo Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI, ha ricordato come “[i]l Papa iniziò il suo cammino e si fece conoscere al mondo da quel balcone, proprio da lì si è concesso ieri alla gente. In un certo senso, l’inizio e la fine si sono intrecciati. Anche allora chiese la preghiera del popolo, ieri ha benedetto il popolo, nel segno della fede nella Resurrezione. È una provvidenza che guida la Chiesa, anche nei momenti di sofferenza”.

La Chiesa di Cagliari e il Seminario Arcivescovile si unisce alla preghiera e al dolore di tutta la Chiesa. Alle ore 19 di questa sera, nella chiesa Cattedrale di Cagliari, l’Arcivescovo presiederà una santa messa in suffragio.

Redazione

Il testo integrale della dichiarazione dell’Arcivescovo mons. Giuseppe Baturi

https://www.chiesadicagliari.it/2025/04/21/le-dichiarazioni-dellarcivescovo-per-la-morte-del-papa/

Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/04/21/0267/00493.html

Papa Francesco e mons. Giuseppe Baturi

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Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

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“In Cammino con la Parola: Vangelo della Quaresima” DOMENICA DELLE PALME – PASSIONE DEL SIGNORE – ANNO C

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Dal Vangelo secondo Luca

Lc 19,28-40

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”».

Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».

Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

Commento

Il Vangelo della Passione, che viene proclamato la Domenica delle Palme, è attraversato dal tema della regalità di Gesù. Anche il brano evangelico che apre questa celebrazione, la commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, tratta lo stesso tema.
Il gesto simbolico di Gesù, che procede trionfalmente verso Gerusalemme su un puledro, compie la profezia di Zaccaria: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina» (Zc 9,9). La scena ricorda le visite che i sovrani o i generali vittoriosi rendevano alle loro capitali; a questi eroi la popolazione riservava una degna e trionfale accoglienza. Gesù, però, entra in groppa a un asinello, segno certamente di regalità ma anche di umiltà, e la sua vittoria sul “nemico” non è ancora manifesta. Con questo gesto profetico e simbolico, Gesù svela la sua regalità paradossale poco prima di affrontare l’umiliazione della Croce.
Questa regalità non è certo quella di Tiberio Cesare, non appartiene a questo mondo (cf. Gv 18,36). Gesù, infatti, durante l’ultima cena aveva detto: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 21,25-27). Gesù accetterà il titolo di re solo durante la passione (cf. Lc 23,3) e sarà uno dei malfattori, crocifisso con lui, a riconoscerne la regalità nascosta: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). Secondo i soldati, che lo deridevano mentre pendeva dalla croce, Gesù avrebbe manifestato la sua regalità salvando se stesso: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso» (Lc 23,37). Per ben tre volte, sulla croce, riecheggia la tentazione: Salva te stesso! Proprio questo è ciò che Gesù non ha fatto: Gesù è un re “diverso”, che manifesta la sua regalità proprio evitando di salvare se stesso per salvare noi.

don Roberto Ghiani, Rettore

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“In Cammino con la Parola: Vangelo della Quaresima” V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

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Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Il Vangelo di questa domenica ci ricorda con forza come agisce la misericordia di Dio: non condanna, ma rialza; non umilia, ma salva.

In questa scena, piena di tensione e durezza, Gesù fa qualcosa che spiazza tutti: libera quella donna prigioniera della sua vergogna e del giudizio altrui. Non punta il dito sul peccato, ma tende la mano alla persona. La donna è messa al centro, ma non come protagonista. Viene trascinata davanti a tutti, trattata come una colpevole da esibire. Non ha un nome, non ha voce, non ha volto. È solo quella donna. Intorno a lei ci sono uomini che parlano di lei, che la giudicano, che vogliono punirla. Ma nessuno si chiede chi sia veramente, cosa stia provando. E lì, in mezzo a tanto rumore e giudizio. Gesù si china a terra, si mette vicino a lei, alla sua vergogna, al suo dolore. Gesù non la guarda dall’alto in basso, anzi si mette più in basso di lei, quasi a dirle: non sei sola.

La donna è bloccata, paralizzata dalla vergogna. Anche quando gli accusatori se ne vanno, lei resta lì, immobile. La vergogna fa questo: ci chiude, ci blocca, ci fa pensare che non valiamo più niente. Ma Gesù la guarda, le parla, le restituisce la dignità. Le ricorda che lei non è solo l’errore che ha commesso, che la sua vita può continuare. «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Non è una frase dolce solo per consolarla, ma un invito forte e chiaro: riprendi in mano la tua vita, ricomincia, scegli il bene. Gesù non le impone nulla, ma le dà fiducia. Le mostra che lei può cambiare, che il passato non è una condanna per sempre.

Questo Vangelo ci mostra un Dio che non si ferma agli sbagli, ma guarda al cuore. Un Dio che sa chinarsi, stare vicino, rialzare. In tempo di Quaresima, ci invita a lasciar andare ciò che ci blocca, anche certe immagini di Dio o della fede che appartengono al passato. Perché Dio continua a fare cose nuove e noi dobbiamo avere il coraggio di accorgercene. Il messaggio è forte e pieno di speranza: tu non sei il tuo errore. Il passato non è una prigione. Con l’amore di Dio, ogni ferita può diventare una porta aperta verso il futuro.

Enrico Muscas

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Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

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«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

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«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

“Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”, così cantava Johnny Dorelli nel 1974. E così è iniziato questo secondo anno di esperienza pastorale trascorso presso la Parrocchia San Pantaleo in Dolianova, amministrata dal parroco don Mario Pili. Difatti, a me e Mario, un compagno proveniente dalla diocesi di Ozieri, quest’anno si è unito a noi anche Lorenzo, dalla diocesi di Nuoro.

Ritornare nella comunità è stato come un ritrovarsi, un risentirsi accolto come in una famiglia. L’esperienza pastorale non è semplicemente un pezzo della formazione in seminario, bensì un fare esperienza di quella missionarietà di cui sono stati investiti gli stessi discepoli, inviati ad annunciare la Parola che salva. Un annuncio che si fa sguardo, gesti, parole.

Il rischio di un secondo anno in una realtà parrocchiale potrebbe essere quello di adagiarsi su schemi prestabiliti; allo stesso tempo, questo può costituire una sfida importante per scendere ancor più in profondità, approfondire relazioni, crescere nella fraternità, esplorare realtà ancora sconosciute.

Dalla celebrazione eucaristica ai momenti di formazione tra Azione Cattolica e catechismo, dall’oratorio alle visite alle famiglie, tutto concorre a gustare la dimensione comunitaria della Chiesa, dove tutti siamo chiamati a vivere come membra vive, nella comunione e nell’Amore.

In quest’Anno Santo, non sono mancate le celebrazioni giubilari nella Cattedrale di Dolia, presiedute dall’Arcivescovo mons. Baturi, dalla celebrazione di inizio Cammino Giubilare alla celebrazione foraniale. Occasioni per fare memoria dell’essere parte della Chiesa Universale che cammina incontro a Cristo, sorretta dalla virtù della Speranza.

Ancora, la presenza ogni domenica di uno dei seminaristi, per la celebrazione eucaristica presieduta da don Francesco Meloni, sacerdote anziano, presso la casa di riposo “Monsignor E. Piovella”, è vivere la misericordia verso gli ammalati alla quale il San Padre ancor più ci esorta in questo Giubileo. Stare vicino agli ammalati e agli anziani è “valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire” (Spes non confundit, 14).

Rinnovo la mia gratitudine al Signore per ciò che opera nella comunità di San Pantaleo, per ogni momento donato, e per la sete di incontro e umanità, affinché mai si plachi. La gratitudine a Dio si estende alla comunità intera, dalla quale continuo a imparare a lasciarmi condurre anche come figlio, accolto da una famiglia particolare di Cristo. Ed è gratitudine che si esprime anche verso don Mario che, anche tra le difficoltà, conduce il gregge a lui affidato con gioia, sincerità e umiltà, nella fedeltà a Cristo, Albero da cui sgorga la Vita.

Michele Fanunza

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