La Sardegna nel cuore: Mons. Giuseppe Spiga verso Grajaú

La Sardegna nel cuore: Mons. Giuseppe Spiga verso Grajaú

Domenica 18 maggio, in Brasile, è prevista l’ordinazione episcopale di Don Giuseppe Spiga, missionario fidei donum della Diocesi di Cagliari e nuovo vescovo di Grajaù. Per anni impegnato come formatore nel nostro seminario arcivescovile, Don Giuseppe ha accompagnato tanti giovani nel loro cammino di fede. A pochi giorni da questo evento che segnerà un cambiamento profondo nella sua vita, gli abbiamo rivolto alcune domande per scoprire come sta vivendo questa nuova vocazione e cosa rappresenti per lui diventare pastore di una diocesi così lontana, ma strettamente legata alla nostra, nel segno di un legame di fede e solidarietà che trascende i confini geografici.

Che ricordi conserva degli anni di discernimento, studio e formazione trascorsi nel nostro Seminario Arcivescovile? Del periodo trascorso a contatto con i giovani seminaristi in qualità di Animatore?
Gli anni del seminario minore sono stati anni molto belli. Sono entrato in seminario nel 1986, a 14 anni. All’inizio eravamo tantissimi, la mia classe contava 33 ragazzi solo nel primo anno di liceo, quindi c’era molta gente. Per me è stata un’esperienza molto positiva, di grande amicizia e divertimento. Mi sono trovato molto bene, sia con i compagni che nelle attività che si svolgevano. L’unico problema che ho avuto è stato con la scuola. Venivo da un paese e probabilmente la formazione precedente non era adeguata per affrontare il liceo, quindi ho avuto alcune difficoltà iniziali. Poi però abbiamo cambiato scuola e, alla fine, sono riuscito a fare bene.

Poi, a 22 o 23 anni, sono stato chiamato a fare l’animatore. In quel periodo ero ancora in formazione al seminario maggiore, ma sono stato trasferito al seminario minore, dove ho iniziato a lavorare con i ragazzi delle scuole medie come animatore. Successivamente, ho continuato con le superiori e anche con il propedeutico. È stata una bellissima esperienza. Mi è sempre piaciuto fare il formatore, e ho sempre trovato gratificante lavorare con i ragazzi, sia delle medie che delle superiori. Abbiamo creato bei percorsi formativi, e posso dire che ci siamo divertiti tanto, nonostante la mia inesperienza iniziale. È stato un bel lavoro, che ha contribuito a far crescere molte vocazioni. Oggi, molti dei seminaristi che ho avuto la possibilità di formare sono sacerdoti. Quasi 20.

Ormai da tanti anni è impegnato nella formazione dei futuri sacerdoti. Cosa direbbe a un giovane che le confidasse il desiderio di diventare sacerdote?
A un giovane che desidera entrare in seminario, direi: “Se sei felice dove sei, allora sei nel posto giusto. Se sei felice in seminario, continua su quella strada, perché significa che stai seguendo la tua vocazione. Quando però non provi più felicità nel cammino che stai percorrendo, vuol dire che forse sei nel posto sbagliato, e in quel caso è importante cercare la vera felicità”. Dico sempre ai seminaristi che non è importante essere preti a tutti i costi, ma è fondamentale essere felici. Perché un prete infelice fa soffrire la Chiesa e la gente che ha bisogno di lui. Quindi, cercate prima la felicità. Se siete felici nella vostra vocazione, sarete sacerdoti felici, e questo è il messaggio che voglio trasmettere ai giovani: perseveranza nella ricerca della felicità e nella realizzazione della propria vocazione.

Cosa porterà di cagliaritano a Grajaú?
Credo che a Grajaù porterò la mia essenza, spudoratamente sarda, quindi tutto me stesso. La Sardegna è sempre la Sardegna, e il carattere del sardo è fatto di orgoglio, testardaggine e la forza di portare avanti le cose, di non mollare mai fino a quando non si realizzano. È questa la forza che ci contraddistingue: non arrendersi mai. Tutto questo fa parte del nostro bagaglio sardo; penso sia questo. Il resto potrebbero essere cose materiali, ma quelle passano.
Mando un grande abbraccio a tutti e vi benedico. Continuate nella ricerca della felicità.

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A seguito dell’annuncio del 17 febbraio scorso, con cui Papa Francesco ha nominato don Giuseppe Luigi Spiga Vescovo di Grajaú, le Diocesi di Cagliari, Grajaú e Viana comunicano che l’ordinazione episcopale del vescovo eletto avverrà domenica 18 maggio 2025  a Grajaú. Durante la stessa celebrazione, S.E. Mons. Spiga prenderà possesso canonico della diocesi di Grajaú

Oltre ad esserne stato alunno, S.E. Mons. Spiga è stato Vicerettore del Seminario Arcivescovile dal 1996 al 2002.

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A pochi giorni dalla sua ordinazione episcopale, che avrà luogo domenica 9 febbraio alle 16, nella suggestiva cornice della basilica di Sant’Elena a Quartu, abbiamo rivolto alcune domande a S.E Mons. Mario Farci.

Che ricordi conserva degli anni di discernimento, studio e formazione trascorsi nel nostro Seminario Arcivescovile? Del biennio 1996  – 1998 a contatto con i giovani seminaristi in qualità di  Direttore Spirituale?

Sono entrato in seminario a poco più di tredici anni, nel 1980. Da tempo ero attratto dalla vita della Chiesa e dei presbiteri ma avevo preferito frequentare la scuola media nella mia città. Facevo parte di un nutrito gruppo di chierichetti che, tra l’altro, aveva una nutrita squadra di calcio di tutto rispetto. Erano altri tempi ed era naturale che qualcuno di questi facesse un’esperienza in seminario. Direi che i primi anni di seminario, il ginnasio e il liceo, sono stati i più importanti. Poi ho proseguito giorno per giorno fino al seminario maggiore, dove ho sperimentato la passione per la teologia che mi ha permesso di comprendere la fede in modo nuovo e più profondo.

Una volta ordinato prete sono stato anche padre spirituale nel seminario minore per due anni. Un’esperienza ristretta che mi vedeva soprattutto impegnato nel consolare i ragazzi che avevano nostalgia delle loro famiglie e delle loro case.

Dal 1999 è impegnato come  Cappellano presso la casa di cura S. Antonio in Cagliari. Come il rapporto con la sofferenza e la vita degli altri può continuare a formare un presbitero? Cosa porta via di prezioso dopo 25 anni?

Arrivai ad essere cappellano ospedaliero in modo rocambolesco. Inizialmente ero stato nominato parroco ma, per difficoltà legate al mio predecessore, mi proposero di andare alla casa di cura S. Antonio, dove sono rimasto per più di 25 anni.

Oggi dico che è stata una esperienza bellissima. Anzitutto nel contatto col personale sanitario, persone che lavorano seriamente, sperimentano la durezza del lavoro ma ogni giorno si adoperano per il bene di chi soffre e poi, l’esperienza più bella, con i malati che ti insegnano a vivere. Mi porto dietro tante loro sofferenze e, soprattutto, tanti loro insegnamenti. Ho sempre voluto mantenere questo incarico, anche da Preside. Quando ero preoccupato o in tensione per qualcosa fuggivo in ospedale in modo che tutto venisse ricondotto nei giusti termini e oggi vedo che questi 25 anni sono proprio volati.

Cosa direbbe a un giovane che le confidasse il desiderio di diventare sacerdote?

A questo giovane direi di fare tutto con calma e senza affanni, di cercare di essere un ragazzo normale, di fare un’esperienza di Chiesa. Gli ripeterei la raccomandazione che in questi giorni, molto frequentemente, mi stanno facendo: «Non montarti la testa!». Gli direi che è necessario formarsi bene, il tempo della formazione non è tempo perso: tutto il contrario!

Inoltre, all’interno di questa formazione, forse per deformazione professionale, cercherei di fargli capire che la formazione teologica è indispensabile, che lo studio non è un optional e serve per aprirci la testa e farci interpretare meglio la realtà. Per un presbitero, soprattutto per un parroco, oggi e domani sarà sempre indispensabile.

Cosa le mancherà maggiormente di questa chiesa diocesana che ha servito per quasi 34 anni?

A Cagliari sono cresciuto, mi sono “fatto le ossa”. Direi che la Chiesa di Cagliari è stato il mio habitat naturale. Credo che mi mancherà un po’ tutto l’ambiente, però … Iglesias non è da meno. Le dimensioni sono, certo, più contenute ma credo possa essere un vantaggio. Ho l’impressione che ciò favorisca non poco la familiarità tra presbiteri e, mi auguro, con il Vescovo. Tengo a ringraziare la chiesa di Cagliari per tutto quanto mi ha dato. Mi sento inviato da questa comunità verso una chiesa sorella ma, in fondo, … la famiglia è la stessa!

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A seguito dell’annuncio del 30 novembre scorso, con cui Papa Francesco ha nominato don Mario Farci Vescovo di Iglesias, le Diocesi di Cagliari e Iglesias comunicano che l’ordinazione episcopale del vescovo eletto avverrà domenica 9 febbraio 2025 alle ore 16:00 nella Basilica di Sant’Elena Imperatrice a Quartu Sant’Elena. Inoltre, domenica 16 febbraio, nel pomeriggio, il nuovo vescovo farà il suo ingresso a Iglesias, dove prenderà possesso canonico della diocesi.

Oltre ad esserne stato alunno, S.E. Mons. Farci è stato Direttore Spirituale del Seminario Arcivescovile dal 1996 al 1998.

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Annunciare la bellezza della vita in Cristo: intervista a Lorenzo Vacca

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A pochi giorni dall’ordinazione diaconale, abbiamo rivolto alcune domande anche a Lorenzo Vacca.

Da dove vieni?

Vengo da una semplice famiglia cristiana di Sanluri, della parrocchia N.S. delle Grazie, composta da mio papà Fabrizio, mia mamma Annarita, mio fratello Riccardo e me. A Sanluri, centro sociale e religioso, sono cresciuto e ho mosso i miei primi passi nella vita e nella fede.

Come hai riconosciuto i segni della vocazione al sacerdozio?

Fin da piccolo sono stato educato e cresciuto nella fede e ho sempre nutrito un grande interesse innato verso tutto ciò che riguardava la Chiesa, i riti, le celebrazioni. Crescendo però ho compreso che non era qualcosa di banale o superficiale, ma c’era di più e volevo approfondire. Così stando in parrocchia, dopo la cresima, ho avuto modo di ascoltare la voce del Signore e iniziare un primo discernimento che è sfociato nella decisione di entrare nel seminario minore di Cagliari nel 2015. Non fu una sorpresa per i miei familiari come anche per i parrocchiani, ma al tempo stesso notai che era un annuncio atteso, in qualche modo. Così ho lasciato Sanluri per Cagliari (anche se frequentavo già la città per il Liceo) per vivere nella comunità del Seminario Minore.

Come hai trascorso i tre anni nel seminario minore arcivescovile?

Ero in III superiore e avevo 15 anni. Furono anni di grande speranza, allegria e preghiera: tra noi ragazzi regnava sempre grande gioia nello stare insieme e ora ho tantissimi ricordi molto belli del tempo trascorso lì che per me e tanti altri è sempre stata “casa”.

Come è proseguito il tuo cammino in tempi più recenti?

Nel 2018 ho proseguito il cammino in Seminario Maggiore presso il Pontificio Seminario Regionale Sardo: 6 anni alimentati da preghiera, maturazione, discernimento e scelte condivise con i compagni del seminario ai quali va il mio perpetuo ringraziamento per gli anni passati insieme. Gli studi in Facoltà Teologica mi hanno permesso di alimentare la fede e permettermi di ricercare sempre più il centro della vita cristiana: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4, 7). Le diverse comunità che mi hanno ospitato nella pastorale mi hanno permesso di crescere imparando ad avere diverse prospettive per la vita, capendo soprattutto che essa è come un poliedro.

Qualche esperienza fra le tante?

Tra le tante esperienze estive che la diocesi mi ha fatto fare reputo due le più importanti: i pellegrinaggi a Lourdes con l’UNITALSI e il Cottolengo. Oggi mi ritrovo nella bellissima comunità di San Pio X dove presto servizio e annunzio il Vangelo.

Da quest’anno sei iscritto al Conservatorio  di Cagliari per perfezionare i tuoi studi in organo. Come metterai la tua competenza musicale a servizio dell’annuncio e della carità?

Sanluri, si sa, è un centro fiorente della musica: potremmo dire che la musica ci scorre nelle vene e di fatti per me questa è stata come una strada perennemente percorsa nella ricerca del Signore: mi ha accompagnato ed è sempre stata per me, fin da piccolo, strumento per esprimere la lode a Dio attraverso la bellezza e le armonie.

Da tempo ho capito che il dono della musica che ho ricevuto non era un caso e non poteva esserlo. Così la Chiesa ha pensato di investire su questo talento e io stesso ho un sogno: che un domani possa essere uno strumento per annunciare Cristo, una “rete” per pescare gli uomini attraverso la bellezza, l’armonia, la musica infatti. Non l’ho mai nascosto: per me non è mai stato un passatempo ma, come dicevo sopra, la musica è sempre stata per me una “compagna” di vita, un linguaggio diverso dalle semplici parole. In passato ho studiato violino, prima di entrare in seminario minore, e oggi mi ritrovo in Conservatorio a Cagliari al primo anno di accademico di Organo e spero davvero che tutto questo possa essere non solo un servizio per la nostra diocesi ma, soprattutto, uno strumento per annunciare la bellezza della vita in Cristo, la bellezza del Vangelo.

Come ti senti a poche ore dall’ordinazione?

È tanta l’emozione, non lo nascondo, sono passati 10 anni dall’inizio del percorso e quasi non mi sembra vero che sia arrivato questo momento. Sento la mia fragilità, la mia povertà ma percepisco forte la presenza di Dio che mi sorregge: è sua l’opera, non è mia e io lo riconosco pienamente e di questo sono perennemente grato al Signore. Io aderisco a questa sua chiamata, vi aderisco pienamente con gioia e consapevolezza, oltre che con libertà. Sento anche di non essere solo: sento la presenza delle preghiere delle tante persone che mi conoscono, in particolare delle comunità di Sanluri e di San Pio X e chiedo al Signore di aiutarmi ad essere suo strumento di bontà, carità, ascolto, “presenza” che rende presente l’Altro.

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