La comunità di Elmas: una tappa preziosa

La comunità di Elmas: una tappa preziosa

Anno nuovo, vita nuova… ma la comunità di Elmas come destinazione di pastorale è rimasta! L’anno accademico che sta per chiudersi è stato il secondo anno in cui ho prestato servizio nella parrocchia di San Sebastiano Martire, affidata alla cura puntuale e paterna di don Marco Orrù.

Il vantaggio di tornare in una comunità che ho avuto modo di conoscere già l’anno scorso è stato quello di poter riprendere a fare servizio e mettere subito le mani in pasta nelle varie realtà a cui il parroco mi ha affidato. Sapevo già che avrei trovato una comunità accogliente, un parroco attento alla mia formazione e dei giovani desiderosi di incontri e di chiacchierate nel campo di calcio.

Come lo scorso anno, don Marco mi ha dato la possibilità di seguire la classe di catechismo di seconda media: è stata questa l’occasione per fare esperienza, ancora una volta, di giovani disponibili a lasciarsi prendere per mano, di ragazzi che hanno nel cuore tante e grandi domande e che attendono qualcuno con cui condividerle. Ancora, insieme a Paolo, Cloè e Alessio, abbiamo continuato il percorso già iniziato l’anno scorso con i giovani delle superiori: la preparazione spirituale per il giubileo degli adolescenti e dei giovani ha caratterizzato la maggior parte degli incontri e delle catechesi del sabato sera.

Tra le altre esperienze che sono state occasione di crescita umana, spirituale e pastorale, c’è l’aver affiancato la domenica mattina alcuni catechisti delle classi delle elementari: se i giovani e gli adolescenti mi hanno rapito per le loro domande e per le loro inquietudini condivise, i bambini mi hanno fatto riscoprire il loro modo di vivere la fede con la spensieratezza e la libertà che, spesso, si perde crescendo.

Al termine di due anni di servizio, cerco di fare sintesi di quanto umilmente ho provato a consegnare (poco) e quanto con gratitudine ho ricevuto (tanto!). In particolare, sono grato per aver fatto esperienza di una comunità che, da subito, mi ha accolto come un loro figlio e che mi ha insegnato a camminare insieme, dandosi la mano e mostrandomi concretamente che davvero nella Chiesa nessuno si salva da solo.

Grazie don Marco.
Grazie ai tantissimi adolescenti e giovani incontrati in questi due anni.
Grazie per ogni persona incontrata: siete stati per me riflesso della Chiesa viva, madre e maestra. Porterò con me i vostri volti, le vostre storie, le vostre preghiere. Voi tenetemi nelle vostre!
Elmas rimarrà per sempre una tappa preziosa nel mio percorso vocazionale.

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In simplicitate cordis: grazie Mons. Piseddu

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Nella certezza della Resurrezione, anche la nostra comunità si unisce al cordoglio delll’Arcidiocesi di Cagliari per la scomparsa di S.E. Mons. Antioco Piseddu, vescovo emerito di Lanusei, avvenuta l'8 giugno 2025 a Cagliari all'età di 88 anni, dopo un periodo di...

La comunità di Elmas: una tappa preziosa

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“Charitas Christi urget nos”

“Charitas Christi urget nos”

Le parole dell’Apostolo Paolo, “Charitas Christi urget nos” – «l’amore di Cristo ci spinge» – hanno illuminato la vita di grandi santi della carità come san Giuseppe Benedetto Cottolengo, santa Teresa di Calcutta e il beato Nicola da Gesturi. Oggi, quello stesso amore...

“Charitas Christi urget nos”

“Charitas Christi urget nos”

Le parole dell’Apostolo Paolo, “Charitas Christi urget nos” – «l’amore di Cristo ci spinge» – hanno illuminato la vita di grandi santi della carità come san Giuseppe Benedetto Cottolengo, santa Teresa di Calcutta e il beato Nicola da Gesturi. Oggi, quello stesso amore continua a guidare i passi di noi seminaristi che, anche quest’anno, viviamo un’esperienza di servizio pastorale presso il Presidio Ospedaliero Policlinico Universitario Duilio Casula di Monserrato.

Da circa sei mesi, insieme a un compagno della diocesi di Iglesias, condivido questa particolare esperienza che, ogni volta che faccio ritorno in seminario, mi lascia arricchito nel cuore e nello spirito. La nostra presenza si concretizza nella visita quotidiana ai reparti, dove offriamo la possibilità di ricevere la Santa Comunione o, laddove ciò non sia possibile, un semplice momento di preghiera e di ascolto.

Il cuore di ogni giornata è la celebrazione della Santa Messa, alla quale partecipano non solo operatori sanitari, ma talvolta anche alcuni pazienti. È in queste occasioni che si percepisce con forza la presenza di Dio nei volti, nelle storie e nella fede di chi soffre, offrendo la propria vita con grande fiducia.

Più che dare, riceviamo: riceviamo testimonianze profonde, essenziali per il nostro cammino vocazionale. Accanto all’incontro con i malati, si sviluppa inevitabilmente anche un dialogo umano e spirituale con medici, infermieri e operatori sociosanitari, in un clima di collaborazione e rispetto reciproco.

A guidarci in questo percorso è il cappellano dell’ospedale, don Andrea Piseddu, che non solo ci accoglie, ma condivide con noi momenti di preghiera, dialogo e fraternità, accompagnandoci nel servizio pastorale giorno dopo giorno.

Alessio Pilloni

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“Charitas Christi urget nos”

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Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

Una delle esperienze principali di quest’anno seminaristico è stata il tirocinio pastorale presso la Parrocchia S. Giuseppe a Pirri, accanto al parroco don Roberto Atzori.
Come lo scorso anno, anche quest’anno la catechesi è rimasta uno degli impegni principali. Assieme alle catechiste ho seguito in particolare i ragazzi che si preparano alla Cresima: un gruppo certamente vivace, ma in cerca di vita vera. Non sempre è stato facile coinvolgerli, ma dietro quell’apparenza di disinteresse si nasconde spesso un desiderio di risposte profonde e di relazioni significative. In questo tempo di incontri, di ascolto, di condivisione, abbiamo camminato assieme, offrendo loro occasioni di confronto legate alla loro vita concreta. È stato un cammino certamente impegnativo, ma ricco di incontri veri e di piccole luci che si sono accese durante il percorso.

Una delle novità di quest’anno è stata la possibilità di formare un coro di bambini: non si è trattato solamente di insegnare i canti da eseguire durante la Messa, ma è stata occasione per accompagnare il piccolo gruppo di dodici piccoli coristi in un percorso fatto di ascolto e condivisione. Attraverso la musica, ognuno ha potuto condividere il proprio talento e superare le proprie timidezze. Il canto è stato così strumento di comunione, unendo bambini di età diverse e i genitori che si sono resi disponibili ad accompagnarli in questo percorso.

Un altro ambito che mi è stato affidato è stato l’accompagnamento dei genitori dei battezzandi, sperimentando quanto sia importante accogliere ogni storia e far sentire ciascuno parte di quella grande famiglia che è la comunità parrocchiale.

Infine, una delle esperienze più toccanti è stata la visita e la comunione portata agli ammalati. Non si è trattato solamente di portare Gesù, ma di sostare, esserci, stare nella vita di quelle persone, con rispetto e discrezione. Una sofferenza condivisa, uno sguardo che ti accoglie senza il bisogno di spiegazioni sono piccoli segni che rimangono impressi e mostrano come quella comunione che porti, accade, si realizza lì con loro.

Porto nel cuore tutto ciò che ho vissuto e sono profondamente riconoscente a don Roberto e a tutta la comunità per l’accoglienza e la fiducia che ho ricevuto.

Enrico Muscas

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“Charitas Christi urget nos”

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«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

“Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”, così cantava Johnny Dorelli nel 1974. E così è iniziato questo secondo anno di esperienza pastorale trascorso presso la Parrocchia San Pantaleo in Dolianova, amministrata dal parroco don Mario Pili. Difatti, a me e Mario, un compagno proveniente dalla diocesi di Ozieri, quest’anno si è unito a noi anche Lorenzo, dalla diocesi di Nuoro.

Ritornare nella comunità è stato come un ritrovarsi, un risentirsi accolto come in una famiglia. L’esperienza pastorale non è semplicemente un pezzo della formazione in seminario, bensì un fare esperienza di quella missionarietà di cui sono stati investiti gli stessi discepoli, inviati ad annunciare la Parola che salva. Un annuncio che si fa sguardo, gesti, parole.

Il rischio di un secondo anno in una realtà parrocchiale potrebbe essere quello di adagiarsi su schemi prestabiliti; allo stesso tempo, questo può costituire una sfida importante per scendere ancor più in profondità, approfondire relazioni, crescere nella fraternità, esplorare realtà ancora sconosciute.

Dalla celebrazione eucaristica ai momenti di formazione tra Azione Cattolica e catechismo, dall’oratorio alle visite alle famiglie, tutto concorre a gustare la dimensione comunitaria della Chiesa, dove tutti siamo chiamati a vivere come membra vive, nella comunione e nell’Amore.

In quest’Anno Santo, non sono mancate le celebrazioni giubilari nella Cattedrale di Dolia, presiedute dall’Arcivescovo mons. Baturi, dalla celebrazione di inizio Cammino Giubilare alla celebrazione foraniale. Occasioni per fare memoria dell’essere parte della Chiesa Universale che cammina incontro a Cristo, sorretta dalla virtù della Speranza.

Ancora, la presenza ogni domenica di uno dei seminaristi, per la celebrazione eucaristica presieduta da don Francesco Meloni, sacerdote anziano, presso la casa di riposo “Monsignor E. Piovella”, è vivere la misericordia verso gli ammalati alla quale il San Padre ancor più ci esorta in questo Giubileo. Stare vicino agli ammalati e agli anziani è “valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire” (Spes non confundit, 14).

Rinnovo la mia gratitudine al Signore per ciò che opera nella comunità di San Pantaleo, per ogni momento donato, e per la sete di incontro e umanità, affinché mai si plachi. La gratitudine a Dio si estende alla comunità intera, dalla quale continuo a imparare a lasciarmi condurre anche come figlio, accolto da una famiglia particolare di Cristo. Ed è gratitudine che si esprime anche verso don Mario che, anche tra le difficoltà, conduce il gregge a lui affidato con gioia, sincerità e umiltà, nella fedeltà a Cristo, Albero da cui sgorga la Vita.

Michele Fanunza

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In simplicitate cordis: grazie Mons. Piseddu

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Gratitudine che deborda: l’esperienza pastorale a San Sebastiano

Gratitudine che deborda: l’esperienza pastorale a San Sebastiano

Gratitudine che deborda: l’esperienza pastorale a San Sebastiano

Sono trascorsi poco più di cinque mesi dall’inizio di questa nuova esperienza pastorale, eppure, piano piano, sta diventando un’esperienza di casa. Quest’anno il Seminario Regionale mi ha chiesto di trascorrere i weekend dedicati alla pastorale insieme a Ivan, seminarista della diocesi di Lanusei, nella parrocchia di San Sebastiano, guidata dal parroco don Michele Fadda.
Fin da subito ci siamo accorti di trovarci in una comunità dinamica, accogliente e piena di vita, nonostante le dimensioni ridotte del quartiere. In questi mesi non posso che ringraziare per questa realtà, dai più piccoli, che ho avuto la gioia di conoscere attraverso il catechismo e il servizio all’altare, fino agli adulti, dai quali ho potuto imparare l’amore e la dedizione alla Chiesa, alla comunità e alle singole persone.
La nostra esperienza a San Sebastiano si sta sviluppando tra incontri di catechismo, celebrazioni eucaristiche e attività di oratorio con gli altri giovani della parrocchia. Questi momenti stanno diventando sempre più occasioni per educarci alla fede e dono di sé nell’incontro con l’altro.
Un ringraziamento speciale va a chi tiene unite tutte le parti e guida questa comunità: don Michele. Sin dall’inizio ci ha accolti con un’amicizia sincera, coinvolgendoci attivamente nella vita parrocchiale e incalzandoci in un confronto e giudizio continuo sulla vita e sulla fede. Quello che emerge chiaramente è un modo e stile di vivere la parrocchia che invita a crescere in umanità e responsabilità, senza dimenticare nessuno, ma valorizzando tutto.
Se non si fosse ancora compreso, l’esperienza di questi mesi è stata un’opportunità per imparare la gratitudine, che apre e libera il cuore. Ed è proprio vero: essa sgorga dai piccoli e grandi segni che Dio lascia nella storia, nella nostra storia di uomini in ricerca di Lui. Nell’incontro con gli altri, questi segni si fanno chiari, luminosi e determinanti.

Giacomo E. Pisano

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