A Guasila una Veglia di preghiera per le vocazioni

A Guasila una Veglia di preghiera per le vocazioni

Giovedì 19 giugno alle ore 20:00, presso la Parrocchia B.V. Assunta a Guasila, si terrà la Veglia di Preghiera per le Vocazioni, un evento promosso dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale e dal Seminario Arcivescovile. La celebrazione sarà presieduta dal nostro Arcivescovo Giuseppe.

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La Sardegna nel cuore: Mons. Giuseppe Spiga verso Grajaú

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Domenica 18 maggio, in Brasile, è prevista l’ordinazione episcopale di Don Giuseppe Spiga, missionario fidei donum della Diocesi di Cagliari e nuovo vescovo di Grajaù. Per anni impegnato come formatore nel nostro seminario arcivescovile, Don Giuseppe ha accompagnato tanti giovani nel loro cammino di fede. A pochi giorni da questo evento che segnerà un cambiamento profondo nella sua vita, gli abbiamo rivolto alcune domande per scoprire come sta vivendo questa nuova vocazione e cosa rappresenti per lui diventare pastore di una diocesi così lontana, ma strettamente legata alla nostra, nel segno di un legame di fede e solidarietà che trascende i confini geografici.

Che ricordi conserva degli anni di discernimento, studio e formazione trascorsi nel nostro Seminario Arcivescovile? Del periodo trascorso a contatto con i giovani seminaristi in qualità di Animatore?
Gli anni del seminario minore sono stati anni molto belli. Sono entrato in seminario nel 1986, a 14 anni. All’inizio eravamo tantissimi, la mia classe contava 33 ragazzi solo nel primo anno di liceo, quindi c’era molta gente. Per me è stata un’esperienza molto positiva, di grande amicizia e divertimento. Mi sono trovato molto bene, sia con i compagni che nelle attività che si svolgevano. L’unico problema che ho avuto è stato con la scuola. Venivo da un paese e probabilmente la formazione precedente non era adeguata per affrontare il liceo, quindi ho avuto alcune difficoltà iniziali. Poi però abbiamo cambiato scuola e, alla fine, sono riuscito a fare bene.

Poi, a 22 o 23 anni, sono stato chiamato a fare l’animatore. In quel periodo ero ancora in formazione al seminario maggiore, ma sono stato trasferito al seminario minore, dove ho iniziato a lavorare con i ragazzi delle scuole medie come animatore. Successivamente, ho continuato con le superiori e anche con il propedeutico. È stata una bellissima esperienza. Mi è sempre piaciuto fare il formatore, e ho sempre trovato gratificante lavorare con i ragazzi, sia delle medie che delle superiori. Abbiamo creato bei percorsi formativi, e posso dire che ci siamo divertiti tanto, nonostante la mia inesperienza iniziale. È stato un bel lavoro, che ha contribuito a far crescere molte vocazioni. Oggi, molti dei seminaristi che ho avuto la possibilità di formare sono sacerdoti. Quasi 20.

Ormai da tanti anni è impegnato nella formazione dei futuri sacerdoti. Cosa direbbe a un giovane che le confidasse il desiderio di diventare sacerdote?
A un giovane che desidera entrare in seminario, direi: “Se sei felice dove sei, allora sei nel posto giusto. Se sei felice in seminario, continua su quella strada, perché significa che stai seguendo la tua vocazione. Quando però non provi più felicità nel cammino che stai percorrendo, vuol dire che forse sei nel posto sbagliato, e in quel caso è importante cercare la vera felicità”. Dico sempre ai seminaristi che non è importante essere preti a tutti i costi, ma è fondamentale essere felici. Perché un prete infelice fa soffrire la Chiesa e la gente che ha bisogno di lui. Quindi, cercate prima la felicità. Se siete felici nella vostra vocazione, sarete sacerdoti felici, e questo è il messaggio che voglio trasmettere ai giovani: perseveranza nella ricerca della felicità e nella realizzazione della propria vocazione.

Cosa porterà di cagliaritano a Grajaú?
Credo che a Grajaù porterò la mia essenza, spudoratamente sarda, quindi tutto me stesso. La Sardegna è sempre la Sardegna, e il carattere del sardo è fatto di orgoglio, testardaggine e la forza di portare avanti le cose, di non mollare mai fino a quando non si realizzano. È questa la forza che ci contraddistingue: non arrendersi mai. Tutto questo fa parte del nostro bagaglio sardo; penso sia questo. Il resto potrebbero essere cose materiali, ma quelle passano.
Mando un grande abbraccio a tutti e vi benedico. Continuate nella ricerca della felicità.

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Ordinazione episcopale di S.E. Mons. Giuseppe Luigi Spiga

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A seguito dell’annuncio del 17 febbraio scorso, con cui Papa Francesco ha nominato don Giuseppe Luigi Spiga Vescovo di Grajaú, le Diocesi di Cagliari, Grajaú e Viana comunicano che l’ordinazione episcopale del vescovo eletto avverrà domenica 18 maggio 2025  a Grajaú. Durante la stessa celebrazione, S.E. Mons. Spiga prenderà possesso canonico della diocesi di Grajaú

Oltre ad esserne stato alunno, S.E. Mons. Spiga è stato Vicerettore del Seminario Arcivescovile dal 1996 al 2002.

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Veglia vocazionale a Quartu: preghiera e testimonianza

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Sabato [23 marzo], la chiesa parrocchiale di San Luca a Quartu Sant’Elena ha ospitato la veglia di preghiera per le vocazioni, promossa dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale, che ha coinvolto numerosi giovani e fedeli provenienti dalle diverse comunità della diocesi e dall’hinterland cagliaritano.

Il tema della veglia si è ispirato al brano dei discepoli di Emmaus, che ha guidato i presenti in una riflessione sulla scoperta della presenza di Dio nelle vicende quotidiane e sul misterioso e luminoso incontro con Cristo.

È stata anche condivisa la testimonianza vocazionale e missionaria di padre Ivan Garro, giovane prete e religioso Oblato di Maria Immacolata, a cui è seguita l’omelia dell’Arcivescovo, che con parole appassionate si è rivolto specialmente ai giovani. Le tre parole sulle quali si è incentrata la sua meditazione sono state felicità, magnanimità e umiltà. Un accorato invito a vivere una vita piena di significato, capace di dare e ricevere con un cuore aperto e pronto a seguire la chiamata divina.

Al termine della serata, don Roberto Ghiani, rettore del Seminario e direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale, ha ringraziato tutti i presenti, i parrocchiani e il parroco don Collu, per la partecipazione e l’accoglienza. Ha ricordato a tutti la potenza della preghiera, prima e fondamentale attività di pastorale vocazionale.

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A pochi giorni dalla sua ordinazione episcopale, che avrà luogo domenica 9 febbraio alle 16, nella suggestiva cornice della basilica di Sant’Elena a Quartu, abbiamo rivolto alcune domande a S.E Mons. Mario Farci.

Che ricordi conserva degli anni di discernimento, studio e formazione trascorsi nel nostro Seminario Arcivescovile? Del biennio 1996  – 1998 a contatto con i giovani seminaristi in qualità di  Direttore Spirituale?

Sono entrato in seminario a poco più di tredici anni, nel 1980. Da tempo ero attratto dalla vita della Chiesa e dei presbiteri ma avevo preferito frequentare la scuola media nella mia città. Facevo parte di un nutrito gruppo di chierichetti che, tra l’altro, aveva una nutrita squadra di calcio di tutto rispetto. Erano altri tempi ed era naturale che qualcuno di questi facesse un’esperienza in seminario. Direi che i primi anni di seminario, il ginnasio e il liceo, sono stati i più importanti. Poi ho proseguito giorno per giorno fino al seminario maggiore, dove ho sperimentato la passione per la teologia che mi ha permesso di comprendere la fede in modo nuovo e più profondo.

Una volta ordinato prete sono stato anche padre spirituale nel seminario minore per due anni. Un’esperienza ristretta che mi vedeva soprattutto impegnato nel consolare i ragazzi che avevano nostalgia delle loro famiglie e delle loro case.

Dal 1999 è impegnato come  Cappellano presso la casa di cura S. Antonio in Cagliari. Come il rapporto con la sofferenza e la vita degli altri può continuare a formare un presbitero? Cosa porta via di prezioso dopo 25 anni?

Arrivai ad essere cappellano ospedaliero in modo rocambolesco. Inizialmente ero stato nominato parroco ma, per difficoltà legate al mio predecessore, mi proposero di andare alla casa di cura S. Antonio, dove sono rimasto per più di 25 anni.

Oggi dico che è stata una esperienza bellissima. Anzitutto nel contatto col personale sanitario, persone che lavorano seriamente, sperimentano la durezza del lavoro ma ogni giorno si adoperano per il bene di chi soffre e poi, l’esperienza più bella, con i malati che ti insegnano a vivere. Mi porto dietro tante loro sofferenze e, soprattutto, tanti loro insegnamenti. Ho sempre voluto mantenere questo incarico, anche da Preside. Quando ero preoccupato o in tensione per qualcosa fuggivo in ospedale in modo che tutto venisse ricondotto nei giusti termini e oggi vedo che questi 25 anni sono proprio volati.

Cosa direbbe a un giovane che le confidasse il desiderio di diventare sacerdote?

A questo giovane direi di fare tutto con calma e senza affanni, di cercare di essere un ragazzo normale, di fare un’esperienza di Chiesa. Gli ripeterei la raccomandazione che in questi giorni, molto frequentemente, mi stanno facendo: «Non montarti la testa!». Gli direi che è necessario formarsi bene, il tempo della formazione non è tempo perso: tutto il contrario!

Inoltre, all’interno di questa formazione, forse per deformazione professionale, cercherei di fargli capire che la formazione teologica è indispensabile, che lo studio non è un optional e serve per aprirci la testa e farci interpretare meglio la realtà. Per un presbitero, soprattutto per un parroco, oggi e domani sarà sempre indispensabile.

Cosa le mancherà maggiormente di questa chiesa diocesana che ha servito per quasi 34 anni?

A Cagliari sono cresciuto, mi sono “fatto le ossa”. Direi che la Chiesa di Cagliari è stato il mio habitat naturale. Credo che mi mancherà un po’ tutto l’ambiente, però … Iglesias non è da meno. Le dimensioni sono, certo, più contenute ma credo possa essere un vantaggio. Ho l’impressione che ciò favorisca non poco la familiarità tra presbiteri e, mi auguro, con il Vescovo. Tengo a ringraziare la chiesa di Cagliari per tutto quanto mi ha dato. Mi sento inviato da questa comunità verso una chiesa sorella ma, in fondo, … la famiglia è la stessa!

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