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Il racconto della visita ad limina dei Vescovi sardi
Il racconto della visita ad limina dei Vescovi sardi
“La visita ad limina, nei suoi diversi momenti liturgici, pastorali e di fraterno dialogo, esprime il riferimento di tutte le Chiese alla fede apostolica; consolida la responsabilità dei Vescovi diocesani in quanto successori degli Apostoli; rafforza i vincoli di fede, di comunione e di disciplina con il Successore di Pietro e l’intero corpo ecclesiale”. Così S.E.R. Mons. Giuseppe Baturi, nella sua lettera alla nostra Arcidiocesi, ha ribadito l’importanza della visita ad limina apostolorum per i vescovi della Sardegna, che ha avuto luogo a Roma dall’8 al 12 aprile 2024.
Lunedì 8 aprile, i vescovi della nostra Isola hanno incontrato il Santo Padre Francesco, primo custode del deposito di verità trasmesso dagli Apostoli, con il quale hanno avuto occasione di dialogare e presentare la realtà della nostra terra, 11 anni dopo l’ultima visita ad limina. L’udienza, così come i diversi colloqui con i Dicasteri e gli Organismi della Curia Romana non costituiscono soltanto dei momenti di interscambio di informazioni e di sollecitudine pastorale, ma al tempo stesso sono proficui per il bene e lo sviluppo sia della Chiesa sarda sia della Chiesa universale.
Come ha messo in luce S.E.R. Mons. Antonello Mura, nell’omelia della celebrazione eucaristica davanti alla Tomba dell’Apostolo Pietro (09.04.24), la visita ad limina va al di là di qualsiasi adempimento pastorale e giuridico-amministrativo, perché si configura come “un vero e proprio viaggio spirituale per rendere ragione della speranza e della fede riposte in Gesù Cristo. Un’occasione per trovare forza, coraggio e capacità di comunione tra noi e con il papa”.
Pregare nei luoghi degli Apostoli e dei Martiri, ha ricordato ancora S.E.R. Mons. Giuseppe Baturi nella celebrazione presso la Basilica di S. Paolo fuori le mura (10.04.24), diventa un tornare, in qualche modo, all’origine, all’amore che è più grande della vita (cf. Sl 63,4), perché è ricordare che anche le nostre Chiese di Sardegna sono nate dal sangue di tanti martiri antichi. Nel pellegrinaggio ai Santi Apostoli, la ricchezza, la creatività e bellezza della fede del nostro popolo trovano la loro ragione, la loro forza e il loro futuro, perché “non c’è cammino, non c’è futuro senza la conversione continua che è sempre un tornare alle radici, alla fede nel suo punto sorgivo”.
S.E.R. Mons. Roberto Carboni ha ribadito, nella celebrazione in Santa Maria Maggiore (11.04.24), come nel cammino della Chiesa di Sardegna al Vescovo di Roma, non possa mancare l’incontro con la Madre del Signore per ascoltare da lei quella Parola che risuona nei secoli. È lei che ci ricorda le nostre povertà, ma allo stesso tempo ci mostra una soluzione, un cammino per aiutarci: “fate quello che egli vi dirà” (Gv 2,5).
In Cristo è inscindibile il legame tra cattedra della croce e cattedra magistrale. Sulla base del Vangelo dei pani e la figura di Filippo (Gv 6,1-15), S.E.R. Mons. Gianfranco Saba ha richiamato all’attenzione, presso la Basilica di S. Giovanni in Laterano (12.04.24), la dimensione relazione e comunitaria della salvezza. Come Gesù nutre la gente, così il magistero stesso ha il compito di nutrire, di rispondere al bisogno e alla domanda dell’uomo, a quelle aspirazioni universali e quegli interrogativi profondi che stanno al cuore della Chiesa e della sua opera di evangelizzazione.
In questi giorni intensi per la Chiesa sarda, chiamata a confermare la propria fede e a discernere sul suo sviluppo, non può non suonare profetico l’invito a riscoprire nel Vangelo la virtù della fortezza, tema della catechesi dell’Udienza Generale del Sommo Pontefice del 10 aprile, alla quale hanno partecipato anche i seminaristi dell’Isola. “Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti, […] di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza”. Una virtù, dunque, da imparare ancora dalla testimonianza dei santi e delle sante, indispensabile per la nostra Chiesa di Sardegna davanti alle sfide che la attendono, affinché noi tutti possiamo essere “marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano”, fiduciosi nella Provvidenza di Dio, “che ci fa da scudo e corazza”.
Michele Fanunza
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