Le mie quattro del pomeriggio: intervista a Samuele Mulliri

Le mie quattro del pomeriggio: intervista a Samuele Mulliri

A pochi giorni dall’ordinazione diaconale, abbiamo rivolto alcune domande a Samuele Mulliri.

Mi chiamo Samuele, ho 26 anni e provengo dalla parrocchia di Sant’Elena a Quartu Sant’Elena. In famiglia sono il primo di tre figli, ho due sorelle più piccole; provengo da una famiglia che sin da piccolo mi ha sempre trasmesso un’educazione cristiana ed è anche grazie a lei che oggi mi trovo a raccontare di me, proprio perché la mia è una vocazione germogliata in parrocchia ma soprattutto in famiglia.

Che ruolo ha rivestito la comunità di origine nel tuo cammino di fede e discernimento vocazionale?

La mia comunità parrocchiale è stata sempre una componente importante del mio percorso di fede. Provenendo da una realtà ricca di attività, l’inserimento in parrocchia è avvenuto sin da piccolo: dalla prima elementare con il catechismo e dalla settimana precedente la prima comunione anche con il coinvolgimento nel gruppo ministranti. Quest’ultimo gruppo è stata un po’ la culla del mio percorso vocazionale visto che tutto è partito da lì ed è li che mi sono sentito affascinato dalla figura del sacerdote.

Quando sei entrato in seminario?

Sono giunto presso la comunità del seminario minore diocesano il 16 settembre 2012 all’età di quattordici anni. Nel vangelo di Giovanni sono rare le volte in cui si specifica l’ora esatta di un determinato evento, la prima è quella dell’incontro conoscitivo dei primi discepoli con Gesù; ecco posso dire che per me il giorno dell’ingresso in seminario minore ha rappresentato le mie quattro del pomeriggio, l’inizio di una splendida avventura. Di quel giorno ricordo ogni minimo particolare: dalla scansione oraria di tutte le attività o incontri svolti alle emozioni che ho provato. Raggiungevo finalmente il posto che per i quattro anni precedenti avevo desiderato chiamare casa. E devo dire che per i cinque anni successivi ho realmente sentito quel posto come casa. Ho iniziato la mia formazione dal seminario minore, quindi insieme al percorso del liceo classico presso l’Istituto Salesiano Don Bosco. Sono state queste le due realtà che mi hanno accompagnato dai quattordici ai diciannove anni.

Come ricordi l’esperienza del seminario minore?

I cinque anni trascorsi in seminario minore sono stati veramente una bottega da cui attingere qualunque cosa, tanto che ogni anno andavo via più arricchito di quanto fossi entrato, è stato anche il luogo in cui conoscere meglio me stesso e i miei limiti, specialmente questo grazie alla ricchezza del poter condividere questa esperienza con altri ragazzi, che come me erano li per dare luce al desiderio della vita sacerdotale.

Componente molto importante durante il mio percorso sono state le persone che mi hanno circondato: dai miei compagni di viaggio, ai superiori che si sono susseguiti negli anni, agli amici del seminario che in qualche modo fanno parte di questa grande famiglia.

Come è proseguito il tuo cammino formativo?

Completato il percorso seminaristico nell’estate del 2017 in contemporanea a quello scolastico con il diploma, a settembre ho proseguito la mia formazione presso la comunità propedeutica regionale. In quest’anno, che mi ha preparato all’ingresso in seminario maggiore, ho potuto assaporare la preziosità del donarsi agli altri: infatti la componente più pregnante per me è stato il servizio in parrocchia, ancora una volta nella mia comunità d’origine. In quell’anno ho avuto la possibilità di rapportarmi con varie fasce della pastorale giovanile della parrocchia: il gruppo ministranti, il servizio da educatore per i cresimandi e di educato con gli altri giovani della parrocchia, oltre al consueto servizio liturgico alle innumerevoli celebrazioni. Completato l’anno propedeutico, in cui ho avuto la possibilità anche di iniziare il percorso universitario presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, ho proseguito il cammino nella comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo.

Dalla piccola comunità del seminario diocesano al grande contesto regionale …

Sì, questi sono stati gli anni delle amicizie significative: essendo una comunità più numerosa del seminario minore è stata una grazia l’aver legato con alcune persone in maniera più stretta e questi sono legami che ancora oggi custodisco nel cuore. Negli anni del seminario maggiore una componente importante è la pastorale: nei tre anni trascorsi a Cagliari sono state due le comunità che hanno accolto il mio servizio pastorale: Sant’Elena a Quartu e Sant’Avendrace a Cagliari. Mi soffermo maggiormente su quest’ultima, in cui ho trascorso due anni ed in cui mi sono sentito sin da subito accolto da una comunità che iniziava un percorso. Ancora oggi, infatti, i parrocchiani sono distanti dalla loro chiesa come luogo fisico, perché soggetta a scavi archeologici ma che, con la sapiente guida del parroco don Alessandro Simula, vive la fede in maniera genuina e nel rispetto dell’adattamento del salone parrocchiale a luogo di culto. A loro devo sicuramente la conoscenza in maniera più intensa di una realtà molto diversa rispetto alla mia d’origine, ma che mi ha trasmesso tanti stimoli.

Il cammino di formazione al sacerdozio è spesso costellato di esperienze significative, ne ricordi qualcuna con più gratitudine?

Certamente, permettetemi una digressione sulle esperienze più significative di questi tre anni. Sono tre le esperienze che mi piace citare: la GMG di Panama, l’agorà dei giovani a Roma e il mese di servizio al Cottolengo di Torino. Sono state tre esperienze completamente diverse tra loro e ciascuna mi ha lasciato qualcosa di diverso e le ripercorro ancora con grande emozione.

Il tre ritorna spesso …

Il numero tre ha un po’ accompagnato il mio percorso vocazionale: sono tre infatti anche gli anni trascorsi presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni. È stata questa la comunità e la struttura che ha accolto il mio quarto, quinto e sesto anno di formazione. Su questo stesso sito trovate un articolo in cui racconto nello specifico questa magnifica esperienza, sottolineo soltanto la ricchezza che sono stati questi tre anni. Mi sono approcciato a questa esperienza in punta di piedi e dopo ormai sei mesi dal mio ritorno a Cagliari posso dire che il bagaglio esperienziale ed emotivo con cui sono rientrato è vastissimo. Ho portato con me volti, storie, incontri, amicizie…

Sono stati tre anni in cui il Signore mi ha fatto comprendere che era quello il posto pensato per me: dalla vita comunitaria vissuta come una vera famiglia, alle esperienze pastorali presso le parrocchie di San Giuseppe lavoratore, Santi Filippo e Giacomo e San Francesco, a tutte le esperienze formative durante il sesto anno: le fonti di arricchimento sono state veramente tante e tanto variegate, tra cui anche la mia terza GMG a Lisbona. Il tutto è stato guidato dalla mano sapiente e docile della Beata Vergine Maria con il titolo di Mater Salvatoris, patrona del collegio.

Ora sei tornato in terra sarda, arricchito da tante esperienze e proteso verso nuovi inizi. 

A conclusione del percorso formativo residenziale in seminario mi è stato chiesto dall’Arcivescovo di intraprendere una nuova missione ovvero quella dell’insegnamento. Insegno per quattro ore presso l’istituto comprensivo “Cristoforo Colombo” a Cagliari, nello specifico in due seconde medie e in due terze medie. Esperienza nuova che ho approcciato con estrema umiltà e disponibilità al progetto di Dio su di me, incontrando i ragazzi e con loro anche le loro storie e le loro preoccupazioni legate alla vita scolastica.

Cosa è cambiato da quando hai ricevuto notizia della tua imminente ordinazione diaconale?

Oltre all’insegnamento, dal 2 novembre, è sorta in me una nuova “scatola” di emozioni. È questa infatti la data in cui Mons. Baturi ha comunicato a me, Lorenzo e Davide il suo intento di ammetterci all’ordine del diaconato ed ora, che il tempo si accorcia e quella data del 21 dicembre si avvicina, vivo questi giorni con profonda trepidazione.

A chi mi ha sempre chiesto perché volessi diventare sacerdote io ho sempre risposto che il donarmi agli altri ha sempre trovato il punto più alto del mio percorso vocazionale, con il diaconato noi verremo associati a Cristo servo, esempio perfetto di donazione di sé per gli altri. Inoltre con il diaconato faremo anche promessa di celibato, donando la nostra stessa vita a Dio e al popolo che ci verrà affidato.

 

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HABEMUS PAPAM

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Triduo di preghiera in preparazione alle ordinazioni diaconali

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La comunità diocesana si prepara con la preghiera all’ordinazione diaconale di tre dei nostri seminaristi: Davide Ambu, Lorenzo Vacca e Samuele Mulliri.

Sono volti che impareremo a conoscere anche tramite le testimonianze che, in queste settimane, appariranno sui media diocesani.

Le veglie di preghiera, che si terranno nei luoghi e secondo gli orari indicati dalla locandina, rappresentano non solo un momento per accompagnare con la preghiera questi nostri fratelli che si preparano a diventare diaconi ma anche un’occasione per pregare il padrone della messe” (Mt 9, 38) affinché ottenga alla Chiesa di oggi e di domani il dono di numerose e sante vocazioni.

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Triduo di preghiera in preparazione alle ordinazioni presbiterali

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La comunità diocesana si prepara con la preghiera all’ordinazione presbiterale di tre diaconi della nostra arcidiocesi: Giuseppe Andrea Pelgreffi, Claudio Pireddu e Matteo Mocci.

Sono volti che stiamo imparando a conoscere anche tramite le testimonianze che, in queste settimane, stanno apparendo sui nostri media diocesani.

Le veglie di preghiera, che si terranno nei luoghi e secondo gli orari indicati dalla locandina, rappresentano non solo un momento per accompagnare con la preghiera questi nostri fratelli che si apprestano a diventare presbiteri per la nostra chiesa diocesana ma anche un’occasione per pregare il padrone della messe” (Mt 9, 38) affinché ottenga alla Chiesa di oggi e di domani il dono di numerose e sante vocazioni.

 

Vergine Santa, Madre del Redentore,

guida sicura nel cammino verso Dio e il prossimo,

Tu che hai conservato le sue parole nell’intimo del cuore,

sostieni con la tua materna intercessione

le famiglie e le comunità ecclesiali,

affinché aiutino gli adolescenti e i giovani

a rispondere generosamente alla chiamata del Signore.

Amen.

San Giovanni Paolo II

 

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Andrea e Claudio: due novelli diaconi

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Nella suggestiva cornice della Cattedrale di Cagliari, domenica 17 dicembre [2023], l’Arcidiocesi di Cagliari ha vissuto un momento di grande commozione e festa in occasione dell’ordinazione di due nuovi diaconi: don Giuseppe Andrea Pelgreffi e don Claudio Pireddu. La gioia e la partecipazione degli amici e familiari di Claudio e Andrea hanno pervaso la cerimonia di ordinazione, presieduta da S.E.R. Mons. Giuseppe Baturi, la quale ha rappresentato un’occasione di rinnovamento e impegno spirituale per la comunità ecclesiastica di Cagliari.

È proprio la gioia, come dono definitivo e duraturo, ad essere stato il richiamo battente della celebrazione. L’arcivescovo Mons. Baturi ha, infatti, sottolineato più volte nell’omelia la responsabilità del cristiano nell’annunciare e testimoniare la gioia cristiana. Essa non è legata, però, al possesso di beni effimeri, quanto invece alla presenza fedele del Signore, proprio per questo è un dono possibile sempre, anche nelle difficoltà. Oberando il fatto che il Risorto riscatta l’umanità dal nulla e dall’assurdo, scrivendo l’ultima parola sul destino dell’uomo, testimoniare la gioia non avrebbe alcuna credibilità. «La vita sarebbe assurda senza la nascita di un Dio che è penetrato come uomo nella nostra storia per farne un cammino, talvolta doloroso e talaltra pieno di allegria, verso una meta di eternità. La gioia di quel Dio-Bambino riscatta la vita dalla tentazione dell’insensato».

Oltre che dono, la gioia è, dunque, una responsabilità, che deriva dalla coscienza del cristiano di essere mandato a rendere testimonianza al Signore che porta gioia, verità e vita. In quest’ottica si comprende meglio il richiamo dell’Arcivescovo alla figura esemplare di Giovanni Battista, che «venne come testimone per dare testimonianza alla luce» (Gv 1,7). La vera testimonianza va, infatti, oltre le attività esterne, piuttosto deve rispondere alle domande fondamentali sulla propria identità, speranza, verità e amore che guidano la vita.

Questa profondità è la strada percorribile su cui aprire un dialogo con il mondo ferito degli uomini, dei giovani in particolare, che grida una domanda di senso: «che vuol dir questa / Solitudine immensa? Ed io che sono?» (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, G. Leopardi). Giovanni, dunque, rende vera testimonianza in quanto afferma la sua identità di inviato. La verità e la credibilità della sua parola stanno nella coscienza che la sua identità è un Altro da sé che deve far conoscere con un modo di vivere che non ha altro significato che preparare la Sposa all’incontro con lo Sposo (Gv 3,29).

La comunità tutta del Seminario Arcivescovile di Cagliari non può che unirsi all’augurio e alla preghiera dell’Arcivescovo, che Claudio e Andrea possano vivere il diaconato con consapevolezza per essere reali ministri della Luce: «Nell’annuncio della Parola di Dio, nel servizio alla mensa del Signore, nella diaconia della carità, siete inviati agli uomini per far conoscere e comunicare il Signore nel quale si compie ogni promessa di gioia, di verità, di vita. Non abbiate altra ragione e sarete persone liete che annunciano la vera letizia».

Alberto Caocci

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Domenica 17 dicembre 2023 alle ore 18:00, presso la Cattedrale di S. Maria Assunta a Cagliari, Claudio Pireddu e G. Andrea Pelgreffi saranno ordinati diaconi per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S.E.R. Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo Metropolita di Cagliari e Segretario Generale della CEI.

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