Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

Una delle esperienze principali di quest’anno seminaristico è stata il tirocinio pastorale presso la Parrocchia S. Giuseppe a Pirri, accanto al parroco don Roberto Atzori.
Come lo scorso anno, anche quest’anno la catechesi è rimasta uno degli impegni principali. Assieme alle catechiste ho seguito in particolare i ragazzi che si preparano alla Cresima: un gruppo certamente vivace, ma in cerca di vita vera. Non sempre è stato facile coinvolgerli, ma dietro quell’apparenza di disinteresse si nasconde spesso un desiderio di risposte profonde e di relazioni significative. In questo tempo di incontri, di ascolto, di condivisione, abbiamo camminato assieme, offrendo loro occasioni di confronto legate alla loro vita concreta. È stato un cammino certamente impegnativo, ma ricco di incontri veri e di piccole luci che si sono accese durante il percorso.

Una delle novità di quest’anno è stata la possibilità di formare un coro di bambini: non si è trattato solamente di insegnare i canti da eseguire durante la Messa, ma è stata occasione per accompagnare il piccolo gruppo di dodici piccoli coristi in un percorso fatto di ascolto e condivisione. Attraverso la musica, ognuno ha potuto condividere il proprio talento e superare le proprie timidezze. Il canto è stato così strumento di comunione, unendo bambini di età diverse e i genitori che si sono resi disponibili ad accompagnarli in questo percorso.

Un altro ambito che mi è stato affidato è stato l’accompagnamento dei genitori dei battezzandi, sperimentando quanto sia importante accogliere ogni storia e far sentire ciascuno parte di quella grande famiglia che è la comunità parrocchiale.

Infine, una delle esperienze più toccanti è stata la visita e la comunione portata agli ammalati. Non si è trattato solamente di portare Gesù, ma di sostare, esserci, stare nella vita di quelle persone, con rispetto e discrezione. Una sofferenza condivisa, uno sguardo che ti accoglie senza il bisogno di spiegazioni sono piccoli segni che rimangono impressi e mostrano come quella comunione che porti, accade, si realizza lì con loro.

Porto nel cuore tutto ciò che ho vissuto e sono profondamente riconoscente a don Roberto e a tutta la comunità per l’accoglienza e la fiducia che ho ricevuto.

Enrico Muscas

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«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

«Ritrovarsi»: l’esperienza pastorale a San Pantaleo

“Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”, così cantava Johnny Dorelli nel 1974. E così è iniziato questo secondo anno di esperienza pastorale trascorso presso la Parrocchia San Pantaleo in Dolianova, amministrata dal parroco don Mario Pili. Difatti, a me e Mario, un compagno proveniente dalla diocesi di Ozieri, quest’anno si è unito a noi anche Lorenzo, dalla diocesi di Nuoro.

Ritornare nella comunità è stato come un ritrovarsi, un risentirsi accolto come in una famiglia. L’esperienza pastorale non è semplicemente un pezzo della formazione in seminario, bensì un fare esperienza di quella missionarietà di cui sono stati investiti gli stessi discepoli, inviati ad annunciare la Parola che salva. Un annuncio che si fa sguardo, gesti, parole.

Il rischio di un secondo anno in una realtà parrocchiale potrebbe essere quello di adagiarsi su schemi prestabiliti; allo stesso tempo, questo può costituire una sfida importante per scendere ancor più in profondità, approfondire relazioni, crescere nella fraternità, esplorare realtà ancora sconosciute.

Dalla celebrazione eucaristica ai momenti di formazione tra Azione Cattolica e catechismo, dall’oratorio alle visite alle famiglie, tutto concorre a gustare la dimensione comunitaria della Chiesa, dove tutti siamo chiamati a vivere come membra vive, nella comunione e nell’Amore.

In quest’Anno Santo, non sono mancate le celebrazioni giubilari nella Cattedrale di Dolia, presiedute dall’Arcivescovo mons. Baturi, dalla celebrazione di inizio Cammino Giubilare alla celebrazione foraniale. Occasioni per fare memoria dell’essere parte della Chiesa Universale che cammina incontro a Cristo, sorretta dalla virtù della Speranza.

Ancora, la presenza ogni domenica di uno dei seminaristi, per la celebrazione eucaristica presieduta da don Francesco Meloni, sacerdote anziano, presso la casa di riposo “Monsignor E. Piovella”, è vivere la misericordia verso gli ammalati alla quale il San Padre ancor più ci esorta in questo Giubileo. Stare vicino agli ammalati e agli anziani è “valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire” (Spes non confundit, 14).

Rinnovo la mia gratitudine al Signore per ciò che opera nella comunità di San Pantaleo, per ogni momento donato, e per la sete di incontro e umanità, affinché mai si plachi. La gratitudine a Dio si estende alla comunità intera, dalla quale continuo a imparare a lasciarmi condurre anche come figlio, accolto da una famiglia particolare di Cristo. Ed è gratitudine che si esprime anche verso don Mario che, anche tra le difficoltà, conduce il gregge a lui affidato con gioia, sincerità e umiltà, nella fedeltà a Cristo, Albero da cui sgorga la Vita.

Michele Fanunza

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Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

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“Germogli di Speranza” – Giornata Diocesana Ministranti 2025

“Germogli di Speranza” – Giornata Diocesana Ministranti 2025

"Germogli di Speranza" - Giornata Diocesana Ministranti 2025  Venerdì 25 aprile, negli spazi del Seminario Arcivescovile, circa 120 ministranti della nostra Arcidiocesi, insieme a una quarantina di adulti che li accompagnavano, hanno animato la tradizionale giornata a...

Gratitudine che deborda: l’esperienza pastorale a San Sebastiano

Gratitudine che deborda: l’esperienza pastorale a San Sebastiano

Gratitudine che deborda: l’esperienza pastorale a San Sebastiano

Sono trascorsi poco più di cinque mesi dall’inizio di questa nuova esperienza pastorale, eppure, piano piano, sta diventando un’esperienza di casa. Quest’anno il Seminario Regionale mi ha chiesto di trascorrere i weekend dedicati alla pastorale insieme a Ivan, seminarista della diocesi di Lanusei, nella parrocchia di San Sebastiano, guidata dal parroco don Michele Fadda.
Fin da subito ci siamo accorti di trovarci in una comunità dinamica, accogliente e piena di vita, nonostante le dimensioni ridotte del quartiere. In questi mesi non posso che ringraziare per questa realtà, dai più piccoli, che ho avuto la gioia di conoscere attraverso il catechismo e il servizio all’altare, fino agli adulti, dai quali ho potuto imparare l’amore e la dedizione alla Chiesa, alla comunità e alle singole persone.
La nostra esperienza a San Sebastiano si sta sviluppando tra incontri di catechismo, celebrazioni eucaristiche e attività di oratorio con gli altri giovani della parrocchia. Questi momenti stanno diventando sempre più occasioni per educarci alla fede e dono di sé nell’incontro con l’altro.
Un ringraziamento speciale va a chi tiene unite tutte le parti e guida questa comunità: don Michele. Sin dall’inizio ci ha accolti con un’amicizia sincera, coinvolgendoci attivamente nella vita parrocchiale e incalzandoci in un confronto e giudizio continuo sulla vita e sulla fede. Quello che emerge chiaramente è un modo e stile di vivere la parrocchia che invita a crescere in umanità e responsabilità, senza dimenticare nessuno, ma valorizzando tutto.
Se non si fosse ancora compreso, l’esperienza di questi mesi è stata un’opportunità per imparare la gratitudine, che apre e libera il cuore. Ed è proprio vero: essa sgorga dai piccoli e grandi segni che Dio lascia nella storia, nella nostra storia di uomini in ricerca di Lui. Nell’incontro con gli altri, questi segni si fanno chiari, luminosi e determinanti.

Giacomo E. Pisano

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Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

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“Germogli di Speranza” – Giornata Diocesana Ministranti 2025

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Un “nuovo” inizio: l’esperienza di comunità a San Luca

Un “nuovo” inizio: l’esperienza di comunità a San Luca

Un “nuovo” inizio: l’esperienza di comunità a San Luca

Al rintocco delle tre di ogni sabato pomeriggio, l’odore del mare e il vento fresco del Poetto ci accompagnano nel nostro tragitto fino alla parrocchia San Luca in Quartu, Margine Rosso, amministrata dal parroco don Davide Collu.

Per entrambi si è trattato di un nuovo inizio, nonostante uno di noi avesse già trascorso l’anno passato in questa comunità. Una nuova partenza che vede una conoscenza ancora più familiare, un coinvolgimento sempre più radicale. Le attività non sono cambiate, centrale è la celebrazione eucaristica, che funge da spartiacque rispetto alla lezione di catechismo e alle attività in oratorio, che ci vedono sempre più protagonisti. Nella vitalità della parrocchia c’è poi la realtà del coro che non manca di animare le celebrazioni con una dedizione che favorisce la preghiera per tutti coloro che si accostano all’Eucaristia, i più piccoli, i giovani e gli adulti.

Ciò che salta all’occhio è certo la responsabilità che ciascun parrocchiano vive in ogni attività in cui è chiamato ad operare. Non prevale, infatti, un doverismo nell’adempimento dei compiti da assolvere, quanto, invece, un coinvolgimento totale e una donazione di sé, che garantiscono una bellezza aggiunta. Il contorno è un legame di stretta familiarità che permette di inserirsi nella comunità senza maschere, sentendosi accolti e voluti bene fin dal primo istante.

Ci accorgiamo quanto sia preziosa questa esperienza, non solo per apprendere “nozioni pratiche”, ma innanzitutto per un’umanità che si impara a condividere e che rappresenta la testimonianza più grande di quel Dio che proprio in questa umanità si è incarnato per rendersi incontrabile. Per questo, all’esperienza pastorale del fine settimana si accompagna una profonda gratitudine non solo verso la comunità tutta, ma innanzitutto verso il parroco, don Davide, che ci ospita con attenzione e grande cura, stimolandoci continuamente e coinvolgendoci in quella storia che ormai anche noi possiamo iniziare a chiamare “casa”.

Alberto Caocci e Nicolas Arba

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Camminare insieme: volti, voci e vita a S. Giuseppe a Pirri

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Pubblicata la nuova edizione della Ratio nationalis dei Seminari

Pubblicata la nuova edizione della Ratio nationalis dei Seminari

Pubblicata la nuova edizione della Ratio nationalis dei Seminari

A partire da oggi, 9 gennaio, entra in vigore, ad experimentum per tre anni, il documento “La formazione dei presbiteri nelle Chiese in Italia. Orientamenti e norme per i seminari” (quarta edizione), approvato dalla 78a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi ad Assisi dal 13 al 16 novembre 2023. Il testo, che ha ricevuto l’approvazione della Santa Sede tramite un decreto del Dicastero per il Clero, delinea un percorso formativo per il presbiterato diviso in due fasi: la prima, di carattere iniziatico, si concentra sulla crescita interiore attraverso un forte rapporto educativo con i formatori, puntando su una vita spirituale solida, l’impegno nello studio e nella preghiera, una vita comunitaria intensa e la conoscenza di sé. La seconda fase si orienta verso la scoperta del Popolo di Dio, con un maggiore coinvolgimento della comunità cristiana nella formazione dei candidati al presbiterato.

Il primo capitolo affronta la questione di quale tipo di prete formare e per quale Chiesa, considerando la formazione permanente come elemento centrale per il presbitero italiano di oggi, con particolare attenzione alle dimensioni missionarie e di comunione come pilastri fondamentali del percorso formativo. Nel secondo capitolo si sottolinea che la pastorale vocazionale è un impegno di tutta la comunità ecclesiale, specificando le modalità di accompagnamento vocazionale per i giovani, basato su una solida formazione spirituale. Si conferma l’importanza del Seminario Minore, si propongono le comunità semiresidenziali come nuove forme di accompagnamento e si affronta anche il tema delle vocazioni adulte.

Il terzo capitolo descrive le quattro tappe dell’itinerario formativo delineato dalla Ratio fundamentalis: propedeutica (un anno), discepolare (due anni), configuratrice (quattro anni) e di sintesi vocazionale (un anno). Il modello educativo proposto privilegia l’investimento sugli obiettivi formativi, senza rigidità nei tempi, favorendo la personalizzazione del percorso e evitando che le tappe diventino semplici formalismi legati agli anni degli studi teologici.

Nel quarto capitolo si esplora la formazione nel Seminario Maggiore, che viene presentata come unica, integrale, comunitaria e missionaria, andando oltre l’apprendimento di contenuti teorici o il rispetto delle regole morali e disciplinari, per focalizzarsi sulle motivazioni e convinzioni personali, ossia sulla formazione della coscienza. Due paragrafi trattano la protezione dei minori e delle persone vulnerabili, con l’indicazione per i formatori di utilizzare la pubblicazione “La formazione iniziale in tempo di abusi” come sussidio per i percorsi educativi.

Infine, il quinto capitolo affronta il tema degli agenti della formazione, raccogliendo la proposta emersa dal Cammino sinodale di ampliare la condivisione del processo formativo dei seminaristi, coinvolgendo l’intera comunità ecclesiale e stimolando forme creative di collaborazione, con particolare attenzione alla figura femminile.

ORIENTAMENTI E NORME PER I SEMINARI (4ª EDIZIONE)

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